I materiali compositi in vetroresina possono essere esposti, anche nello stesso tempo, a sollecitazioni ambientali come: luce ultravioletta, variazioni di temperatura, umidità, acqua (in condizioni acide o basiche), gelo. Il contenuto di sali dell’acqua può variare da quasi nullo per l’acqua piovana al 35‰ nel caso di acqua di mare, o anche maggiore nel caso il manufatto sia a contatto col terreno.
I cicli ambientali secco-umido e gelo-disgelo possono aggravare gli effetti dovuti alla presenza di acqua.
Le fibre di vetro, se prive di danneggiamenti, sono impermeabili all’acqua, mentre le resine polimeriche sono permeabili e possono assorbirne in quantità variabile, finché l’umidità raggiunge la zona di interfaccia tra fibra e matrice di resina. L’ingresso di umidità comporta nel materiale effetti chimici e/o fisici reversibili o irreversibili (a seconda della gravità del danno), con modifica delle proprietà di resistenza meccanica.
Le barche in vetroresina possono essere soggette ad osmosi ed ad altri difetti strutturali, come distacchi, circche e fessurazioni interne nel laminato.
Prima dell’acquisto di un’imbarcazione usata è sempre meglio sottoporla ad una perizia termografica con barca fuori dall’acqua: la termografia della carena evidenzia anche piccoli difetti che non sempre con l’ingrometro sono rilevabili, ed ha il grande vantaggio di poter sottoporre ad indagine vaste aree ottenenedo un’immagine termica dello scafo sovrapponibile all’immagine visibile, consentendo l’ubicazione dei difetti.
La termografia si sta ampiamente diffondendo come tecnica d’indagine nella nautica da diporto per la diagnosi dei difetti dovuti all’osmosi, distacchi, delaminazioni del vetroresina.
Anche le barche in legno possono essere indagate con la termocamera, che mette in evidenza le infiltrazioni di umkdità grazie alla diversa capacità termica dell’acqua.